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  1. Quale è la normativa italiana?

Dal 21 settembre del 2007 sono entrati in vigore i decreti legislativi n. 145/2007 e n. 146/2007 che recepiscono le direttive comunitarie 2005/29/CE e 2006/114/CE introducendo una nuova disciplina per la tutela dei consumatori nei confronti delle pratiche commerciali scorrette nei rapporti tra imprese e consumatori (d.lgs 146/2007) e della pubblicità ingannevole nei rapporti tra imprese concorrenti (d.lgs 145/2007).

La nuova disciplina sulle pratiche commerciali si applica a tutte le condotte che costituiscono pratiche commerciali scorrette e pubblicità ingannevole e comparativa, realizzate successivamente alla data del 21 settembre 2007.

Il decreto legislativo n. 146/2007 sostituisce gli articoli dal 18 al 27 del codice del Consumo (d.lgs 206/2005).

La disciplina ha carattere uniforme a livello europeo.

    2.Quale è il rapporto con altre disposizioni?

La disciplina sulle pratiche commerciali scorette non pregiudica le norme esistenti:

– in materia contrattuale;

– in materia di salute e sicurezza dei prodotti;

– in materia di competenza giurisdizionale;

– norme specifiche in materia di professioni.

In caso di contrasto, le disposizioni contenute in direttive o in altre disposizioni comunitarie e nelle relative norme nazionali di recepimento che disciplinano aspetti specifici delle pratiche commerciali scorrette prevalgono e si applicano a tali aspetti specifici.

  1. Cosa sono le pratiche commerciali?

Per pratica commerciale si intende qualsiasi azione, omissione, condotta o dichiarazione, comunicazione commerciale ivi compresa la pubblicità e la commercializzazione del prodotto, posta in essere da un professionista, in relazione alla promozione, vendita fornitura di un prodotto ai consumatori;

  1. Chi è il consumatore?

È qualsiasi persona fisica che, nelle pratiche commerciali agisce per fini che non rientrano nel quadro della sua attività commerciale, industriale, artigianale o professionale;

  1. Chi è il professionista?

È qualsiasi persona fisica o giuridica che,nelle pratiche commerciali , agisce nel quadro della sua attività commerciale, industriale, artigianale o professionale e chiunque agisce in nome o per conto

  1. Cosa si intende per prodotto?

È qualsiasi bene o servizio, compresi i beni immobili, i diritti e le obbligazioni

  1. Quando una pratica commerciale è scorretta e pertanto è vietata?

Se è contraria alla diligenza professionale, falsa o è idonea a falsare in misura apprezzabile il comportamento economico, in relazione al prodotto, del consumatore medio che essa raggiunge o al quale è diretta o del membro medio di un gruppo qualora la pratica commerciale sia diretta a un determinato gruppo di consumatori.

  1. Che cos’è la diligenza professionale?

È il normale grado della specifica competenza ed attenzione che ragionevolmente i consumatori attendono da un professionista nei loro confronti (cd. “correttezza professionale) rispetto ai principi generali di correttezza e di buona fede nel settore di attività del professionista.

  1. Quando una pratica commerciale è idonea a falsare in misura rilevante il comportamento economico dei consumatori?

Quando è idonea ad alterare sensibilmente la capacità del consumatore di prendere una decisione consapevole, inducendolo pertanto ad assumere una decisione di natura commerciale che non avrebbe altrimenti preso.

  1. Che cos’è una decisione di natura commerciale?

È la decisione presa da un consumatore se acquistare o meno un prodotto, in che modo farlo e a quali condizioni, se pagare integralmente o parzialmente, se tenere un prodotto o disfarsene o se esercitare un diritto contrattuale in relazione al prodotto; tale decisione può portare il consumatore a compiere un’azione o all’astenersi dal compierla.

  1. Quando si applica la normativa in tema di pratiche commerciali scorrette?

Si applica alle pratiche commerciali scorrette tra professionisti e consumatori poste in essere prima, durante e dopo un’operazione commerciale relativa a un prodotto.

  1. Quali sono pratiche commerciali vietate perché scorrette?

Le pratiche commerciali ingannevoli e le pratiche commerciali aggressive.

  1. Quali sono le pratiche commerciali ingannevoli?

Le pratiche commerciali ingannevoli si distinguono in : azioni ingannevoli e omissioni ingannevoli.

  1. Cosa sono le azioni ingannevoli?

È considerata ingannevole una pratica commerciale che contiene informazioni non rispondenti al vero che seppure di fatto corretta, in qualsiasi modo, anche nella sua presentazione complessiva, induce o è idonea ad indurre in errore il consumatore medio riguardo ad uno o più elementi indicati all’art. 21 dalla lettera a alla lettera g, del Codice del Consumo e, in ogni caso, lo induce o è idonea a indurlo ad assumere una decisione di natura commerciale che non avrebbe altrimenti preso.

  1. Quali sono le omissioni ingannevoli?

È considerata ingannevole una pratica commerciale che nella fattispecie concreta, tenuto conto di tutte le caratteristiche e circostanze del caso, nonchè dei limiti del mezzo di comunicazione impiegato, omette informazioni rilevanti di cui il consumatore medio ha bisogno in tale contesto per prendere una decisione consapevole di natura commerciale e induce o è idonea ad indurre in tal modo il consumatore medio ad assumere una decisione di natura commerciale che non avrebbe altrimenti preso.

  1. Quali sono le pratiche considerate sempre ingannevoli?

Sono considerate sempre ingannevoli:

l’affermazione  non rispondente al vero, da parte di un professionista, di essere firmatario di un codice di condotta;

l’esibire un marchio di fiducia, un marchio di qualità o un marchio equivalente senza aver ottenuto la necessaria autorizzazione;

asserire, contrariamente al vero, che un codice di condotta ha l’approvazione di un organismo pubblico o di altra natura;

asserire, contrariamente al vero, che un professionista, le sue pratiche commerciali o un suo prodotto sono stati autorizzati, accettati o approvati, da un organismo pubblico o privato o che sono state rispettate le condizioni dell’autorizzazione, dell’accettazione o dell’approvazione ricevuta;

invitare all’acquisto di prodotti ad un determinato prezzo senza rivelare l’esistenza di ragionevoli motivi che il professionista può avere per ritenere che non sarà in grado di fornire o di far fornire da un altro professionista quei prodotti o prodotti equivalenti a quel prezzo entro un periodo e in quantità ragionevoli in rapporto al prodotto, all’entità della pubblicità fatta del prodotto e al prezzo offerti;

invitare all’acquisto di prodotti ad un determinato prezzo e successivamente:

– rifiutare di mostrare l’articolo pubblicizzato ai consumatori

– rifiutare di accettare ordini per l’articolo o di consegnarlo entro un periodo di tempo ragionevole,

– fare la dimostrazione dell’articolo con un campione difettoso, con l’intenzione di promuovere un altro prodotto.

dichiarare, contrariamente al vero, che il prodotto sarà disponibile solo per un periodo molto limitato o che sarà disponibile solo a condizioni particolari per un periodo di tempo molto limitato, in modo da ottenere una decisione immediata e privare i consumatori della possibilità o del tempo sufficiente per prendere una decisione consapevole;

impegnarsi a fornire l’assistenza post-vendita a consumatori con i quali il professionista ha comunicato prima dell’operazione commerciale in una lingua diversa dalla lingua ufficiale dello Stato membro in cui il professionista è stabilito e poi offrire concretamente tale servizio soltanto in un’altra lingua, senza che questo sia chiaramente comunicato al consumatore prima del suo impegno a concludere l’operazione;

affermare, contrariamente al vero, o generare comunque l’impressione che la vendita del prodotto è lecita;

presentare i diritti conferiti ai consumatori dalla legge come una caratteristica propria dell’offerta fatta dal professionista;

impiegare contenuti redazionali nei mezzi di comunicazione per promuovere un prodotto, qualora i costi di tale promozione siano stati sostenuti dal professionista senza che ciò emerga dai contenuti o da immagini o suoni chiaramente individuabili per il consumatore;

formulare affermazioni di fatto inesatte per quanto riguarda la natura e la portata dei rischi per la sicurezza personale del consumatore o della sua famiglia se egli non acquistasse il prodotto;

promuovere un prodotto simile a quello fabbricato da un altro produttore in modo tale da fuorviare deliberatamente il consumatore inducendolo a ritenere, contrariamente al vero, che il prodotto è fabbricato dallo stesso produttore;

avviare, gestire o promuovere un sistema di promozione a carattere piramidale nel quale il consumatore fornisce un contributo in cambio della possibilità di ricevere un corrispettivo derivante principalmente dall’entrata di altri consumatori nel sistema piuttosto che dalla vendita o dal consumo di prodotti;

affermare, contrariamente al vero, che il professionista è in procinto di cessare l’attività o traslocare;

affermare che alcuni prodotti possono facilitare la vincita in giochi basati sulla sorte;

affermare, contrariamente al vero, che un prodotto ha la capacità di curare malattie, disfunzioni o malformazioni;

comunicare informazioni inesatte sulle condizioni di mercato o sulla possibilità di ottenere il prodotto allo scopo d’indurre il consumatore all’acquisto a condizioni meno favorevoli di quelle normali di mercato;

affermare in una pratica commerciale che si organizzano concorsi o promozioni a premi senza attribuire i premi descritti o un equivalente ragionevole;

descrivere un prodotto come gratuito o senza alcun onere, se il consumatore deve pagare un supplemento di prezzo rispetto al normale costo necessario per rispondere alla pratica commerciale e ritirare o farsi recapitare il prodotto;

includere nel materiale promozionale una fattura o analoga richiesta di pagamento che lasci intendere, contrariamente al vero, al consumatore di aver già ordinato il prodotto;

dichiarare o lasciare intendere, contrariamente al vero, che il professionista non agisce nel quadro della sua attività commerciale, industriale, artigianale o professionale, o presentarsi, contrariamente al vero, come consumatore;

lasciare intendere, contrariamente al vero, che i servizi post-vendita relativi a un prodotto siano disponibili in uno Stato membro diverso da quello in cui è venduto il prodotto.

  1. Quali sono le pratiche commerciali aggressive?

È considerata aggressiva una pratica commerciale che, nella fattispecie concreta, tenuto conto di tutte le caratteristiche e circostanze del caso, mediante molestie, coercizione, compreso il ricorso alla forza fisica o indebito condizionamento, limita o è idonea a limitare considerevolmente la libertà di scelta o di comportamento del consumatore medio in relazione al prodotto e, pertanto, lo induce o è idonea ad indurlo ad assumere una decisione di natura commerciale che non avrebbe altrimenti preso.

  1. Quando vi è ricorso a molestie coercizione o indebito condizionamento?

Nel determinare se una pratica commerciale comporta, molestie, coercizione, compreso il ricorso alla forza fisica, o indebito condizionamento, sono presi in considerazione i seguenti elementi:

i tempi, il luogo, la natura o la persistenza;

il ricorso alla minaccia fisica o verbale;

lo sfruttamento da parte del professionista di qualsivoglia evento tragico o circostanza specifica di gravità tale da alterare la capacità di valutazione del consumatore, al fine di influenzare nella decisione relativa al prodotto;

qualsiasi ostacolo non contrattuale, oneroso o sproporzionato, imposto dal professionista qualora un consumatore intenda esercitare diritti contrattuali, compresi il diritto di risolvere un contratto o quello di cambiare prodotto o rivolgersi ad un altro professionista;

qualsiasi minaccia di promuovere un’azione legale ove tale azione sia manifestamente temeraria o infondata.

  1. Quali sono le pratiche commerciali considerate sempre aggressive?

Sono considerate sempre aggressive, e quindi vietate, le seguenti pratiche commerciali:

creare l’impressione che il consumatore non possa lasciare i locali commerciali fino alla conclusione del contratto;

effettuare visite presso l’abitazione del consumatore, ignorando gli inviti del consumatore a lasciare la sua residenza o a non ritornarvi, fuorché nelle circostanze e nella misura in cui siano giustificate dalla legge nazionale ai fini dell’esecuzione di un’obbligazione contrattuale;

effettuare ripetute e non richieste sollecitazioni commerciali per telefono, via fax, per posta elettronica o mediante altro mezzo di comunicazione a distanza, fuorchè nelle circostanze e nella misura in cui siano giustificate dalla legge nazionale ai fini dell’esecuzione di un’obbligazione contrattuale;

imporre al consumatore che intenda presentare una richiesta di risarcimento del danno in virtù di una polizza di assicurazione di esibire documenti che non possono ragionevolmente essere considerati pertinenti per stabilire la fondatezza della richiesta, o omettere sistematicamente di rispondere alla relativa corrispondenza, al fine di dissuadere un consumatore dall’esercizio dei suoi diritti contrattuali;

includere in un messaggio pubblicitario un’esortazione diretta ai bambini affinchè acquistino o convincano i genitori o altri adulti ad acquistare loro i prodotti reclamizzati;

esigere il pagamento immediato o differito o la restituzione o la custodia di prodotti che il professionista ha fornito, ma che il consumatore non ha richiesto;

informare esplicitamente il consumatore che, se non acquista il prodotto o il servizio saranno in pericolo il lavoro o la sussistenza del professionista;

lasciare intendere, contrariamente al vero, che il consumatore compiendo una determinata azione abbia già vinto, vincerà o potrà vincere un premio o una vincita equivalente, mentre in effetti non esiste alcun premio nè vincita equivalente oppure che qualsiasi azione volta a reclamare il premio o altra vincita equivalente è subordinata al versamento di denaro o al sostenimento di costi da parte del consumatore.

  1. Quale è l’autorità competente in tema di pratiche commerciali scorrette?

L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato applicherà la nuova disciplina a tutte le condotte che costituiscono pratiche commerciali scorrette nei rapporti tra professionisti e consumatori nonché alle condotte che costituiscono pubblicità ingannevole nei rapporti tra concorrenti.

  1. Cosa fa l’Autorità?

L’Autorità, d’ufficio o su istanza di ogni soggetto o organizzazione che ne abbia interesse, inibisce la continuazione delle pratiche commerciali scorrette e ne elimina gli effetti, applicando le sanzioni previste.

  1. L’Autorità può adottare provvedimenti d’urgenza?

L’Autorità può disporre, con provvedimento motivato, la sospensione provvisoria delle pratiche commerciali scorrette, laddove sussiste particolare urgenza. In ogni caso, comunica l’apertura dell’istruttoria al professionista e, se il committente non è conosciuto, può richiedere al proprietario del mezzo che ha diffuso la pratica commerciale ogni informazione idonea ad identificarlo.

  1. Quali sono le decisioni dell’Autorità?

L’Autorità, se ritiene la pratica commerciale scorretta, vieta la diffusione, qualora non ancora portata a conoscenza del pubblico, o la continuazione, qualora la pratica sia già iniziata. Con il medesimo provvedimento può essere disposta, a cura e spese del professionista, la pubblicazione della delibera, anche per estratto, ovvero di un’apposita dichiarazione rettificativa, in modo da impedire che le pratiche commerciali scorrette continuino a produrre effetti.

  1. Che cos’è l’impegno del professionista?

L’Autorità può ottenere dal professionista responsabile l’assunzione dell’impegno di porre fine all’infrazione, cessando la diffusione della pratica sleale o modificandola in modo da eliminare i profili di illegittimità. L’Autorità può disporre la pubblicazione della dichiarazione dell’impegno in questione a cura e spese del professionista. In tali ipotesi, l’Autorità, valutata l’idoneità di tali impegni, può renderli obbligatori per il professionista e definire il procedimento senza procedere all’accertamento dell’infrazione.

  1. Quali sono le sanzioni previste?

L’Autorità dispone l’applicazione delle seguenti sanzioni amministrative:

da 5.000,00 euro a 500.000,00 euro, tenuto conto della gravità e della durata della violazione;

da 10.000 a 150.000 euro in caso di inottemperanza ai provvedimenti d’urgenza e a quelli inibitori o di rimozione degli effetti ed in   caso di mancato rispetto degli impegni assunti;

la sospensione dell’attività d’impresa per un periodo non superiore a trenta giorni nei casi di reiterata inottemperanza.

  1. A chi si può proporre ricorso avverso le decisioni adottate dall’Autorità?

Sono soggetti alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo.

  1. Quale è la competenza della giurisdizione ordinaria?

E’ comunque fatta salva la giurisdizione del giudice ordinario in materia di atti di concorrenza sleale, a norma dell’articolo 2598 del codice civile, nonchè, per quanto concerne la pubblicità comparativa, in materia di atti compiuti in violazione della disciplina sul diritto d’autore protetto dalla legge 22 aprile 1941, n. 633, e successive modificazioni, e dei marchi d’impresa protetto a norma del decreto legislativo 10 febbraio 2005, n. 30, e successive modificazioni, nonchè delle denominazioni di origine riconosciute e protette in Italia e di altri segni distintivi di imprese, beni e servizi concorrenti.

  1. Che cos’è un codice di condotta?

È un accordo o una normativa che non è imposta dalle disposizioni legislative, regolamentari o amministrative di uno Stato membro e che definisce il comportamento dei professionisti che si impegnano a rispettare tale codice in relazione a una o più pratiche commerciali o ad uno o più settori imprenditoriali specifici.

  1. Chi può adottare i codici di condotta?

Le associazioni o le organizzazioni imprenditoriali e professionali possono adottare, in relazione a una o più pratiche commerciali o ad uno o più settori imprenditoriali specifici, appositi codici di condotta che definiscono il comportamento dei professionisti che si impegnano a rispettare tali codici con l’indicazione del soggetto responsabile o dell’organismo incaricato del controllo della loro applicazione.

  1. Che cose l’autodisciplina?

I consumatori, i concorrenti, anche tramite le loro associazioni o organizzazioni, prima di avviare la procedura di cui all’articolo 27, possono convenire con il professionista di adire preventivamente, il soggetto responsabile o l’organismo incaricato del controllo del codice di condotta relativo ad uno specifico settore la risoluzione concordata della controversia volta a vietare o a far cessare la continuazione della pratica commerciale scorretta.

  1. A chi spetta l’obbligo di informazione?

L’Autorità garante della concorrenza e del mercato e le associazioni o le organizzazioni imprenditoriali e professionali, comunicano periodicamente al Ministero dello sviluppo economico le decisioni adottate in materia.

  1. Dove reperire le informazioni relative all’applicazione della normativa sulle pratiche commerciali scorrette?

 Ministero dello sviluppo economico;

Autorità garante della concorrenza e del mercato;

Associazioni o le organizzazioni imprenditoriali e professionali che hanno adottato i codici di condotta

*Fonte: Ministero Sviluppo Economico